Stefano Fenoaltea

Economic Decline in Historical Perspective: Some Theoretical Considerations

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Abstract

Non ragioniamo con naturalezza di declino economico, per motivi inerenti alla nostra formazione culturale. La nostra teoria della storia è l'interpretazione Whig, che vede la storia come progresso. Nella sua versione originale vedeva una forte accelerazione del progresso alla fine del Medio Evo; nella versione oggi ortodossa tale accelerazione è anticipata alla fine dell'era antica, ma la visione sottostante è immutata. Una visione alternativa prese corpo negli anni Sessanta, grazie ai lavori indipendenti di Thirsk, Boserup e Lee. In questi lavori l'evoluzione delle tecniche agricole corrisponde non a un progresso tecnologico, ma a una continua intensificazione del lavoro, indotta dalla crescita demografica, che supera la crescita delle conoscenze tecnologiche. L'archeologia sembra confermare questa visione alternativa: la storia umana è nel lunghissimo periodo la storia di un declino. La nostra teoria dell'economia mondiale si basa sul modello ricardiano "del commercio", l'analisi dei vantaggi comparati. Sembra più utile, non a caso, il modello ricardiano "della crescita", che prospetta un "commercio disuguale" tra un centro urbanizzato, manifatturiero, e una periferia (endogeneamente) poco popolata. Le implicazioni di questo modello sono che il successo delle strategie mercantiliste portava effettivamente alla ricchezza e alla potenza delle "nazioni", nel senso delle élite; i salari reali di equilibrio erano più bassi nel centro, e il maggior prodotto pro-capite che noi associamo all'essere centro si recupera solo con particolari indici che sfruttano le differenze nei prezzi relativi.

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