6 novembre 1924: Piero Sraffa e la nuova teoria e la politica sociale di Keynes
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Abstract
L'articolo prende le mosse da una frase contenuta in una lettera in cui, il 6 novembre 1924, Sraffa espresse in modo molto caloroso il suo apprezzamento per la nuova teoria del ciclo economico e per le prospettive di politica sociale che Keynes gli aveva illustrato pochi giorni prima. Partendo dal presupposto che l'apprezzamento espresso da Sraffa fosse genuino, l'articolo considera alcuni aspetti relativamente inesplorati delle posizioni di Sraffa nei primi anni '20 su temi di teoria economica e su questioni connesse a temi politici. Ma per perseguire questo obiettivo è stato necessario tentare di comprendere il contenuto delle posizioni esposte da Keynes a Sraffa, ricostruendo le tappe dello sviluppo del pensiero di Keynes nelle prime fasi che segnarono il passaggio dal "Tract on Monetary Reform al Treatise on Money" e il modo in cui tale sviluppo si intrecciò con l'osservazione delle condizioni dell'economia britannica nella prima metà degli anni '20. In particolare, per comprendere la reazione di Sraffa di fronte alla nuova teoria del ciclo economico formulata da Keynes, l'articolo discute il contenuto dei suoi appunti sul "Tract on Monetary Reform" e ipotizza che alla base dell'apprezzamento di Sraffa stesse la considerazione per dati di carattere oggettivo che caratterizzava l'attenzione di Keynes al ruolo del capitale circolante nell'evoluzione del ciclo. Per comprendere invece l'apprezzamento espresso da Sraffa nei confronti delle opinioni di Keynes in tema di politica sociale, vengono considerati il contenuto di una lettera inviata da Sraffa a Gramsci fra la fine del 1923 e l'inizio del 1924, i rapporti che Sraffa ebbe nello stesso periodo con socialisti nonrivoluzionari, e un manoscritto in cui Sraffa discuteva i possibili esiti di una grave crisi economica in Gran Bretagna, quale avrebbe potuto essere provocata da un crollo dell'Impero. Questi elementi sono coerenti con l'ipotesi che l'apprezzamento espresso da Sraffa, che pure si considerava un comunista, nei confronti di una politica sociale borghese riflettesse l'esperienza dell'involuzione fascista a cui egli aveva assistito in Italia e la sua percezione del fascismo come sbocco possibile per qualunque società capitalista che si trovasse a fronteggiare una grave crisi economica.