Stefano Fenoaltea

Production and Consumption in Post-Unification Italy: New Evidence, New Conjectures

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Abstract

Il percorso dell'economia italiana è palesemente segnato da una crisi nei primi anni Novanta, e da una crescita notevole nell'età giolittiana. Negli anni Ottanta, invece, il progresso industriale e la febbre edilizia si contrappongono alla "crisi agraria" dovuta al crollo del prezzo del grano, e il quadro complessivo si presta a interpretazioni divergenti. Secondo una consolidata tradizione storiografica nell'Italia allora agricola la crisi agraria sarebbe stata una crisi generale, segnata da una miseria di massa causa a sua volta dell'impennata dell'emigrazione. L'analisi economica suggerirebbe invece una diffusa prosperità, specie per i lavoratori; la crisi generale e la stessa "crisi agraria" sarebbero chimere. L'Italia era agricola, ma importatrice di grano; come un calo oggi del prezzo del petrolio, il calo allora del prezzo del grano era sicuramente, nel complesso, ampiamente benefico. Il mutamento dei prezzi relativi avrebbe poi indotto uno spostamento dalla produzione di cereali, intensivi in terra, alla produzione di beni agricoli e industriali intensivi in lavoro: con una riduzione della rendita a danno dei proprietari (e nel breve periodo degli affittuari) delle terre da grano, e un aumento dei salari reali. Negli anni Ottanta, poi, l'economia italiana era sostenuta da un aumento dell'offerta di capitale estero, esattamente come nel periodo giolittiano; si ripeterà pure in quel periodo l'impennata dell'emigrazione, che non può pertanto essere considerata indice di malessere. Il calo dei consumi negli anni Ottanta si ritrova solo nelle serie ISTAT/ Barberi, che notoriamente sottostimano la produzione e le disponibilità di cereali tra gli anni Settanta e il primo Novecento. Le poche serie attendibili dei consumi alimentari, le nuove serie dei consumi di lana e di cotone indicano tutte un aumento notevole dei consumi negli anni Ottanta, e di nuovo durante il boom giolittiano. Le serie disponibili dei salari, per i lavoratori delle industrie tessili e delle costruzioni, indicano pure un forte aumento nel salario reale negli anni Ottanta, aumento che peraltro si rafforza ulteriormente con una revisione dell'indice del costo della vita. Nuovi indici dei salari dei manovali, e (per la sola Lombardia) dei salari agricoli, confermano che l'aumento dei salari reali negli anni Ottanta sia stato un fenomeno generale. Le statistiche disponibili appoggiano dunque pienamente l'interpretazione degli anni Ottanta come periodo di prosperità complessiva; i lavoratori in particolare risultano avvantaggiati dal calo dei prezzi dei cereali, e danneggiati dunque dal protezionismo agrario. Poco dopo la pubblicazione delle serie ISTAT/Barberi dei consumi di cereali si era proposto di eliminarne i movimenti palesemente spuri, ipotizzando semplicemente un consumo pro capite costante. In base alle nuove informazioni sull'andamento dei salari e dei consumi tessili si può legittimamente ipotizzare una variazione dei consumi pro capite di cereali: in aumento, e non in calo, negli anni Ottanta. Si può infine ipotizzare che la "crisi agraria" si ritrovi nella documentazione d'epoca come la "crisi" del Quattrocento in Inghilterra. Anche questa si è rivelata una crisi dei soli proprietari terrieri, legata al basso prezzo del grano e alla prosperità dei lavoratori; gli storici sono stati fuorviati dai documenti, che rispecchiano il punto di vista delle classi abbienti.

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