Regole rigide e regole flessibili nelle politiche di tutela della concorrenza
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Abstract
In questo lavoro vengono affrontati in una prospettiva di "Law and Economics" alcuni temi relativi al disegno ottimale delle politiche di tutela della concorrenza. L'intervento antitrust, come la regolamentazione, trae motivo ispiratore dal manifestarsi del potere di mercato, ma, a differenza di questa, mira a circoscrivere le limitazioni poste alla libertà di iniziativa delle imprese, in modo da consentire un più efficiente uso delle risorse dedicate all'"enforcement" e un minor impatto negativo sull'iniziativa privata. Seguendo questa impostazione analizziamo, facendo riferimento al lavoro di Immordino, Pagano e Polo (2004), come le norme a tutela della concorrenza dovrebbero essere scritte e applicate. Distinguiamo quindi tra regole rigide (regole "per se") e flessibili (regole della ragione) e, tra queste ultime, consideriamo "range" più o meno ampi di sanzioni ammissibili che influenzano a loro volta la rigidità delle norme. Norme e "enforcement" esercitano un duplice effetto: deterrenza marginale, che influenza la scelta specifica delle azioni da parte delle imprese, e deterrenza media, che scoraggiando l'iniziativa delle imprese riduce la probabilità che (tutte) le azioni vengano intraprese. Flessibilità delle norme e intensità della loro applicazione dipenderanno dalla probabilità che l'iniziativa conduca al sorgere di esternalità e dalla capacità di risolvere i problemi di agenzia (costi, corruzione) nell'attività di "enforcement".