Elena Gallo Enzo Pontarollo

Modelli alternativi di concorrenza nelle telecomunicazioni: l'approccio italiano

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Abstract

The choice between a facility-based model of competition and a service-based one has been at the heart of the regulatory debate since its inception: economists have largely discussed the issue and clarified the pros and cons of each solution. But the regulatory practice has not greatly profited by this theoretical discussion, and the different NRAs have tried to find a way which could guarantee static efficiency in the short term (i.e. a reduction of prices in telecom services) without affecting the dynamic efficiency (innovation and new services). In other terms, the NRAs are walking a narrow path, since they are trying to avert the risk that the desirable acceleration of competition on services could jeopardise the perspectives of medium/long term investment in alternative infrastructures. Unbundling has become, then, the most suitable tool to reach such conflicting objectives in the access market, and therefore it has been introduced almost everywhere. But while, according to the EU Commission, the trade-off between service competition and infrastructure competition can be reconciled in LLU through the workings of a ladder of investment, carefully managed by regulators, OFCOM considers the LLU one of the main products for which real equality of access has to be guaranteed, since some assets in the access network are either economically impossible or highly economically inefficient to try to replicate. In such situation, sustainable infrastructure based competition would be too risk and too easily frustrated. The Italian experience in LLU provides good ground for examining the two alternatives, and the paper analyses the regulatory solutions adopted in this field and the problems which are to be solved to implement it. Fin dall'avvio del processo di liberalizzazione, nel settore delle telecomunicazioni si è posto il problema della scelta tra due diversi modelli di concorrenza: uno basato sulle infrastrutture e l'altro sui servizi. Tale scelta è stata al centro del dibattito regolatorio, e gli studiosi hanno ampiamente discusso la questione, identificando vantaggi e svantaggi di ciascuna alternativa. Di fatto, però, la prassi regolatoria non è stata sufficientemente influenzata da questo dibattito teorico e le diverse Autorità Nazionali di Regolamentazione hanno cercato di individuare delle strade per conseguire nel breve periodo l'efficienza statica (cioè una riduzione dei prezzi dei servizi di telecomunicazione) senza pregiudicare l'efficienza dinamica di lungo periodo (e cioè l'innovazione e l'introduzione di nuovi servizi). L'"unbundling", cioè l'accesso disaggregato agli elementi della rete locale (ULL), è sembrato lo strumento più adatto per realizzare questi obiettivi conflittuali, e pertanto è stato introdotto in quasi tutti i paesi del mondo. Secondo la Commissione Europea, l'alternativa tra concorrenza sui servizi e sulle infrastrutture può essere risolta nell'ULL utilizzando il cosiddetto "ladder of investment", un modello attraverso il quale il regolatore, incrementando progressivamente i prezzi d'accesso agli elementi della rete, incoraggia l'investimento in infrastrutture dei nuovi entranti. Il regolatore britannico OFCOM, invece, sta sviluppando una diversa strategia, basata sull'ipotesi dell'impossibilità di replicare in maniera economica la rete d'accesso, e perciò punta a garantire una "reale uguaglianza nell'accesso" alla rete dell'operatore dominante per tutti gli operatori, attraverso una separazione organizzativa e funzionale della rete suddetta. In questo modello l'ULL è solo uno dei prodotti per i quali l'operatore deve garantire l'uguaglianza nell'accesso. L'esperienza italiana nell'ULL fornisce utili elementi per esaminare le due alternative e per analizzare le soluzioni regolatorie adottate nel nostro paese.

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