Venice and Arcadia
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Abstract
Questo saggio esplora la rappresentazione operistica del fantastico regno dell'Arcadia nella Venezia del XVII secolo. Concentrandosi sugli "Amori di Apollo e Dafne" di Francesco Cavalli su libretto di Busenello, esso evidenzia scelte stilistiche profondamente differenti da quelle dei curatori e riformatori dell'opera, sostenitori del modello bucolico, im mortalato da Virgilio ("Egloghe"), di un'Arcadia pacifica, regno casto ed ordinato in cui i pastori con il flauto scherzavano con ninfe seducenti ma insensibili. Al contrario, il modello di Cavalli-Busenello si avvicina maggiormente alla descrizione di Ovidio ("Metamorfosi"), che usò l'Arcadia per drammatizzare gli aspetti ironici, erotici, misteriosi e violenti dell'uomo e della natura. Ciò pone in luce la complessità della rappresentazione veneziana dell'Arcadia, continuamente oscillante fra l'idillica perfezione del cosmo, simbolo dell'ordine politico e istituzionale della Serenissima, e il disordine creato dall'irrazionalità dei più fondamentali, spesso poco nobilitanti, istinti degli uomini.