"Gl'inganni amorosi scoperti in villa" (1696): A Comic Opera in Bolognese Dialect
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Abstract
Intorno al 1680 a Bologna gli autori di libretti cominciarono a sviluppare un repertorio comico in dialetto, con trame assai complesse che univano la tradizione della commedia urbana con quella rustica. Uno di questi lavori, "Gli inganni amorosi scoperti in villa" di Lelio Maria Landi, ha una trama stiracchiata che si basa su tre triangoli amorosi, invece che sui due consueti nell'opera. Gli amanti ("innamorati") e alcuni altri abitanti della città parlano italiano, mentre i "contadini" e il dottore parlano bolognese. Contemporaneamente autori fiorentini, influenzati dalla cultura arcadica, rifiutano la commedia rustica e il dialetto cui preferiscono soggetti cittadini e uniformità linguistica. Indifferenti alla riforma di Arcadia, gli autori bolognesi come Landi non si preoccupavano dei problemi di unità drammatica e di purezza linguistica, come invece accadeva a Firenze e a Roma. "Gli inganni" rivelano un significativo sviluppo del realismo teatrale non presente nelle coeve opere romane e fiorentine. Come dimostrato dai bolognesi, la commedia era ricca di tradizioni locali e di modi di dire: il fascino delle commedie in dialetto è dunque legato alla tensione tra linguaggio parlato e lingua scritta. Le diverse classi sociali parlano inoltre differenti registri del dialetto. L'opera di Landi orecchia questi diversi modi di parlare: l'umorismo nasce dal dialetto dei contadini, dalla nobiltà di linguaggio del dottore, e dal raffinato fiorentino degli innamorati. L'incongruenza che ne deriva poteva apparire naturale ad un pubblico locale, per il quale il passaggio dal dialetto parlato al fiorentino scritto era una realtà politica e sociale.