Martin Elste

The Da Capo Aria in the Twentieth Century. The Evidence of Recordings and the Aesthetics Behind

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Abstract

Oggidì conosciamo due diversi modi di eseguire le fioriture nelle arie col da capo: o il cantante aggiunge trilli e mordenti senza però intaccare sostanzialmente la linea melodica; oppure sostituisce talune note della melodia originale con note di passaggio o con abbellimenti in valori più brevi. Entrambi questi procedimenti rientrano in una tradizione esecutiva le cui origini risalgono agli anni '50-'60 del secolo scorso; nel contempo rappresentano una "terza fase" nella rinascita dello Händel operista, dopo quella delle riprese promosse da Oskar Hagen a Göttingen nel primo dopoguerra e quella dei festival händeliani della Repubblica Democratica Tedesca nel secondo dopoguerra. A Göttingen, se da un lato si tentò di assimilare le partiture dell'opera barocca a un'estetica fondamentalmente wagneriana, lo stile degli allestimenti scenici si conformò al gusto della Neue Sachlichkeit, allora in auge. Nel contesto socialista del festival di Halle an der Saale, l'approccio sobrio e spoglio della Sachlichkeit si applicò invece all'esecuzione musicale, a scapito dunque dell'ornamentazione. Fu la terza fase, quella della Renaissance händeliana targata "Decca", ad acclimatare infine l'idea, da allora pacificamente accolta, che il da capo delle arie va obbligatoriamente abbellito: ciò poté avvenire - e sia pure in uno stile che, osservato oggi, rivela appieno i suoi cinquant'anni d'età - grazie all'autorevolezza di cantanti come Joan Sutherland e Marilyn Horne.

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