Giuliano Milani

Appunti per una riconsiderazione del bando di Dante

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Abstract

L'articolo utilizza alcune recenti acquisizioni storiografiche per proporre una rilettura del bando di Dante. Sulla base delle ricerche di Maurizio Campanelli si sostiene che nacque come bando giudiziario e acquisisce una colorazione specificamente di parte solo dopo la sua emanazione. Vecchi e nuovi studi sulle elezioni dei priori consentono di confermare e specificare che i fondamenti dell'accusa di malversazione mossa a Dante furono la sua elezione a priore nell'estate del 1300 e il suo ruolo di "savio" elettore di priori l'anno successivo, definiti come parte di un progetto dei Bianchi per conservare il potere. Gli studi di Massimo Vallerani sul processo inquisitorio chiariscono infine che l'indagine da cui origina il bando di Dante fu tipica del sistema in cui egli aveva fatto politica e al tempo stesso modalità innovativa di esclusione dei nemici nella storia della lotta di parte. Questo statuto complessivamente ambiguo del bando subito costrinse Dante a ricorrere a strategie diverse e contraddittorie prima di elaborare una risposta adeguata.

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